Non sono un grande attore, anzi, non sono proprio un attore. Né le mie "esibizioni" live hanno la potenza e causano il coinvolgimento (o lo sconvolgimento, dipende) di quelli rock. Il video sottostante mi vede protagonista di una lettura o, per meglio fare i fighetti cosmopoliti, sarebbe meglio definire "reading". Codesti "reading" a me causano forti dolori di pancia, perché dopo aver pubblicato vorrei sparire come Salinger, Mina o Battisti, eclissarmi nella parte oscura della luna; solo che io non sono Salinger, Mina o Battisti e quindi devo, giocoforza, mettermi un po' in mostra per quel poco che il buon senso suggerisce, onde far sapere ai miei lettori vecchi ma soprattutto nuovi che esiste - on line e nelle librerie - un mio nuovo romanzo.
Eccomi quindi impegnato in una sofferta lettura di un brano tratto da "Se avessi previsto tutto questo". Sofferta per me, almeno, spero non troppo per gli spettatori. Grazie all'amico Daniele Scirpo per aver effettuato questa ripresa il 17 agosto (presso il Largo Aretusa) e grazie soprattutto allo staff di "Pianissimo-Libri sulla strada" (l'ideatore Filippo Nicosia ma anche Serena Casini, Mauro Maraschi e Maura Romeo) che dal 9 agosto al 2 settembre ha viaggiato per la Sicilia con un furgone d'epoca (credo alquanto scomodo) per promuovere i libri e la lettura.
Eccomi quindi impegnato in una sofferta lettura di un brano tratto da "Se avessi previsto tutto questo". Sofferta per me, almeno, spero non troppo per gli spettatori. Grazie all'amico Daniele Scirpo per aver effettuato questa ripresa il 17 agosto (presso il Largo Aretusa) e grazie soprattutto allo staff di "Pianissimo-Libri sulla strada" (l'ideatore Filippo Nicosia ma anche Serena Casini, Mauro Maraschi e Maura Romeo) che dal 9 agosto al 2 settembre ha viaggiato per la Sicilia con un furgone d'epoca (credo alquanto scomodo) per promuovere i libri e la lettura.
A seguire, riporto anche il brano in questione, da me sempre identificato come "il brano del cazzo", non tanto (o non solo) perché probabilmente non farà mai parte del fior fiore della letteratura italiana, quanto perché la suddetta sconcia - ma ormai desemantizzata - parola ricorre con una certa frequenza, grazie soprattutto a Mario, l'istruttore di una scuola guida della periferia siracusana...
"L’ingrato compito di
addestrare Carlo, a suo tempo in difficoltà pure con la bicicletta, è toccato
più di recente a un certo Mario, un ragazzo di ventiquattro anni con nelle vene
più Aperol che sangue, capitano di un football club di periferia.
Carlo attende il suo turno nella
sala d’attesa della scuola guida. Mazzarone, fra un turno e l’altro, ha
attraversato come un lampo la sala dicendo, con la stessa sicurezza
nell’avvenire che può avere un detenuto nel braccio della morte: - Lei ce la
farà, le assicuro che domani sarà la volta buona.
Mario si presenta con tre
quarti d’ora di ritardo, brillo come al solito. Dice a Carlo e ad una ragazza
che aspetta da neanche cinque minuti di salire sulla Ford e di aspettarlo, ché
deve sbrigare un affare urgente al bar.
Carlo fa il cavaliere e
permette alla ragazza di guidare per prima. Aspettando Mario, lei aggrappata al
volante, lui nel sedile posteriore con le lunghe gambe malamente incastrate, si
cerca di intavolare una conversazione.
- Mi chiamo Carlo.
- Roberta.
- Bel nome.
- Grazie.
Femmine. Non ricambiano mai
con “anche il tuo è un bel nome”.
- È da molto che...
- No, da tre giorni.
- E come...
- Bene.
- Io invece...
- Ah, sì.
- Be’.
- Certo.
- Eh...
- La patente...
- Già.
- No, è che io...
- Cosa.
- Prego?
- No, dico, cosa?
- Cosa chi?
- A chi?
Pausa. Lei guarda lui
attraverso lo specchietto retrovisore. Poi ritrae lo sguardo, come disgustata,
neanche avesse visto uno shoggoth lovecraftiano.
- Frequenti per caso...?
- Macché.
- Davvero?
- Come no.
- E...
- Senti...
- Ebbene?
- Sì, sì, sì.
Mario interrompe l’idillio,
catapultandosi dentro, avviando il motore, ingranando la marcia, tutto
nell’arco di un decimo di secondo. La ragazza è squassata dalla confusione,
spegne subito il motore, poi gratta l’innesto della seconda, fa urlare di
terrore una vecchina rimasta inchiodata sulle strisce pedonali. Al primo senso
unico a destra si fionda a sinistra, contromano, stoppata in netto ritardo dai
doppi comandi di Mario, che già comincia a latrare come Eddie Murphy in 48 ore.
- Grandissima testa di cazzo,
che cazzo fai, cazzo?
L’alcol ha spento i già
deboli freni inibitori di Mario. Con la sinistra raddrizza il volante, con la
destra si massaggia l’organo che tanto ama declamare ad alta voce. La ragazza
non si è ancora abituata ai suoi modi da gentleman, lo guarda con panico crescente.
- E non tenere duro il
volante, non è mica il cazzo del tuo fidanzato! - ringhia Mario.
- Non sono fidanzata -
ribatte Roberta, con gli occhi inumiditi.
- Cazzo, e pensare che io per
te lascerei la mia cazzo di moglie, i miei scazzati figli e quella cazzuta
della mia amante.
Incredibile. Che Mario abbia
una moglie, dei figli e persino un’amante. Il mondo è bello perché tutti hanno
speranze.
Dopo venti minuti
agghiaccianti è il turno di Carlo.
- Vediamo che cazzo mi
combini oggi - dice Mario con il suo indiscusso garbo.
Carlo gira la chiavetta
dell’accensione con il risultato di spegnere il motore, visto che Mario l’aveva
appena acceso; poi Mario spinge la propria frizione e Carlo ingrana la marcia,
idem per la seconda; quindi Mario pianta una frenata assurda in prossimità di
una traversa e schiaccia la frizione mentre Carlo spinge l’acceleratore.
- Cazzo, guarda quella
sventola, topa infinita, sì, vieni bella che ti faccio godere - urla Mario, in
puro stato orgasmico, indicando una bionda in minigonna. Si produce in un
“woooaaaooo” in falsetto. Poi si accorge di essere in prossimità di una chiesa
e si fa il segno della croce.
- Fatti il segno della croce,
cazzo - dice a Carlo.
Illuso.
- Sono agnostico - mormora
Carlo.
- Cazzo sei? - sbigottisce
Mario.
- Insomma, sei ateo? - dice
Roberta. Per la serie: come attirare l’attenzione.
- Non credi in Dio? - Mario
impallidisce. Almeno ha avuto il buon gusto di non infilare “Dio” e “cazzo”
nella stessa frase.
- Non avendo prove
sufficienti, non mi pongo il problema della sua esistenza.
Difficile elaborare una
dottrina più articolata: per poco non avviene un impatto catastrofico contro un
camion della nettezza urbana. Mario è troppo preso dalla questione teologica
per badare al suo allievo.
- Non servono le prove,
cazzo. La fede è la prova - sentenzia Mario.
- Io non ho fede - spara
Carlo.
- Cazzo. Mi sconvolgi.
- Già.
- Credevo di averle viste
tutte. Ma questa, cazzo...
- Eh, già.
- Tu devi avere grossi
problemi familiari - dice Roberta. - Devi stare attento alla droga.
- Si comincia così e poi non
si sa dove si va a finire - dice Mario. E aggiunge: - Cazzo.
- Alla mia parrocchia possono
fare qualcosa per te - dice Roberta. E aggiunge: - Forse.
- No, grazie, affronterò da
solo questo dramma - chiude Carlo, che sta tentando di concentrarsi sulla
guida.
La ragazza sta per ribattere
qualcosa ma Mario si impadronisce del volante, accosta l’auto, mette il freno a
mano, spegne il motore, dice “aspettate in macchina, cazzo” e si fionda verso
il bar più vicino. Carlo non ha ancora capito la dinamica della manovra. Il suo
piede sinistro tiene ancora premuta la frizione. Roberta chiede:
- Ma è fuso, quello?
- Cazzo ne so - dice Carlo.
da "Se avessi previsto tutto questo", pp. 71-75.