venerdì 20 settembre 2013

LIVE AT "PIANISSIMO-LIBRI SULLA STRADA": IL VIDEO SU YOUTUBE

Non sono un grande attore, anzi, non sono proprio un attore. Né le mie "esibizioni" live hanno la potenza e causano il coinvolgimento (o lo sconvolgimento, dipende) di quelli rock. Il video sottostante mi vede protagonista di una lettura o, per meglio fare i fighetti cosmopoliti, sarebbe meglio definire "reading". Codesti "reading" a me causano forti dolori di pancia, perché dopo aver pubblicato vorrei sparire come Salinger, Mina o Battisti, eclissarmi nella parte oscura della luna; solo che io non sono Salinger, Mina o Battisti e quindi devo, giocoforza, mettermi un po' in mostra per quel poco che il buon senso suggerisce, onde far sapere ai miei lettori vecchi ma soprattutto nuovi che esiste - on line e nelle librerie - un mio nuovo romanzo. 
Eccomi quindi impegnato in una sofferta lettura di un brano tratto da "Se avessi previsto tutto questo". Sofferta per me, almeno, spero non troppo per gli spettatori. Grazie all'amico Daniele Scirpo per aver effettuato questa ripresa il 17 agosto (presso il Largo Aretusa) e grazie soprattutto allo staff di "Pianissimo-Libri sulla strada" (l'ideatore Filippo Nicosia ma anche Serena Casini, Mauro Maraschi e Maura Romeo) che dal 9 agosto al 2 settembre ha viaggiato per la Sicilia con un furgone d'epoca (credo alquanto scomodo) per promuovere i libri e la lettura. 




A seguire, riporto anche il brano in questione, da me sempre identificato come "il brano del cazzo", non tanto (o non solo) perché probabilmente non farà mai parte del fior fiore della letteratura italiana, quanto perché la suddetta sconcia - ma ormai desemantizzata - parola ricorre con una certa frequenza, grazie soprattutto a Mario, l'istruttore di una scuola guida della periferia siracusana...

"L’ingrato compito di addestrare Carlo, a suo tempo in difficoltà pure con la bicicletta, è toccato più di recente a un certo Mario, un ragazzo di ventiquattro anni con nelle vene più Aperol che sangue, capitano di un football club di periferia. 
Carlo attende il suo turno nella sala d’attesa della scuola guida. Mazzarone, fra un turno e l’altro, ha attraversato come un lampo la sala dicendo, con la stessa sicurezza nell’avvenire che può avere un detenuto nel braccio della morte: - Lei ce la farà, le assicuro che domani sarà la volta buona.
Mario si presenta con tre quarti d’ora di ritardo, brillo come al solito. Dice a Carlo e ad una ragazza che aspetta da neanche cinque minuti di salire sulla Ford e di aspettarlo, ché deve sbrigare un affare urgente al bar.
Carlo fa il cavaliere e permette alla ragazza di guidare per prima. Aspettando Mario, lei aggrappata al volante, lui nel sedile posteriore con le lunghe gambe malamente incastrate, si cerca di intavolare una conversazione.
- Mi chiamo Carlo.
- Roberta.
- Bel nome.
- Grazie.
Femmine. Non ricambiano mai con “anche il tuo è un bel nome”.
- È da molto che...
- No, da tre giorni.
- E come...
- Bene.
- Io invece...
- Ah, sì.
- Be’.
- Certo.
- Eh...
- La patente...
- Già.
- No, è che io...
- Cosa.
- Prego?
- No, dico, cosa?
- Cosa chi?
- A chi?
Pausa. Lei guarda lui attraverso lo specchietto retrovisore. Poi ritrae lo sguardo, come disgustata, neanche avesse visto uno shoggoth lovecraftiano.
- Frequenti per caso...?
- Macché.
- Davvero?
- Come no.
- E...
- Senti...
- Ebbene?
- Sì, sì, sì.
Mario interrompe l’idillio, catapultandosi dentro, avviando il motore, ingranando la marcia, tutto nell’arco di un decimo di secondo. La ragazza è squassata dalla confusione, spegne subito il motore, poi gratta l’innesto della seconda, fa urlare di terrore una vecchina rimasta inchiodata sulle strisce pedonali. Al primo senso unico a destra si fionda a sinistra, contromano, stoppata in netto ritardo dai doppi comandi di Mario, che già comincia a latrare come Eddie Murphy in 48 ore.
- Grandissima testa di cazzo, che cazzo fai, cazzo?
L’alcol ha spento i già deboli freni inibitori di Mario. Con la sinistra raddrizza il volante, con la destra si massaggia l’organo che tanto ama declamare ad alta voce. La ragazza non si è ancora abituata ai suoi modi da gentleman, lo guarda con panico crescente.
- E non tenere duro il volante, non è mica il cazzo del tuo fidanzato! - ringhia Mario.
- Non sono fidanzata - ribatte Roberta, con gli occhi inumiditi.
- Cazzo, e pensare che io per te lascerei la mia cazzo di moglie, i miei scazzati figli e quella cazzuta della mia amante.
Incredibile. Che Mario abbia una moglie, dei figli e persino un’amante. Il mondo è bello perché tutti hanno speranze.
Dopo venti minuti agghiaccianti è il turno di Carlo.
- Vediamo che cazzo mi combini oggi - dice Mario con il suo indiscusso garbo.
Carlo gira la chiavetta dell’accensione con il risultato di spegnere il motore, visto che Mario l’aveva appena acceso; poi Mario spinge la propria frizione e Carlo ingrana la marcia, idem per la seconda; quindi Mario pianta una frenata assurda in prossimità di una traversa e schiaccia la frizione mentre Carlo spinge l’acceleratore.
- Cazzo, guarda quella sventola, topa infinita, sì, vieni bella che ti faccio godere - urla Mario, in puro stato orgasmico, indicando una bionda in minigonna. Si produce in un “woooaaaooo” in falsetto. Poi si accorge di essere in prossimità di una chiesa e si fa il segno della croce.
- Fatti il segno della croce, cazzo - dice a Carlo.
Illuso.
- Sono agnostico - mormora Carlo.
- Cazzo sei? - sbigottisce Mario.
- Insomma, sei ateo? - dice Roberta. Per la serie: come attirare l’attenzione.
- Non credi in Dio? - Mario impallidisce. Almeno ha avuto il buon gusto di non infilare “Dio” e “cazzo” nella stessa frase.
- Non avendo prove sufficienti, non mi pongo il problema della sua esistenza.
Difficile elaborare una dottrina più articolata: per poco non avviene un impatto catastrofico contro un camion della nettezza urbana. Mario è troppo preso dalla questione teologica per badare al suo allievo.
- Non servono le prove, cazzo. La fede è la prova - sentenzia Mario.
- Io non ho fede - spara Carlo.
- Cazzo. Mi sconvolgi.
- Già.
- Credevo di averle viste tutte. Ma questa, cazzo...
- Eh, già.
- Tu devi avere grossi problemi familiari - dice Roberta. - Devi stare attento alla droga.
- Si comincia così e poi non si sa dove si va a finire - dice Mario. E aggiunge: - Cazzo.
- Alla mia parrocchia possono fare qualcosa per te - dice Roberta. E aggiunge: - Forse.
- No, grazie, affronterò da solo questo dramma - chiude Carlo, che sta tentando di concentrarsi sulla guida.
La ragazza sta per ribattere qualcosa ma Mario si impadronisce del volante, accosta l’auto, mette il freno a mano, spegne il motore, dice “aspettate in macchina, cazzo” e si fionda verso il bar più vicino. Carlo non ha ancora capito la dinamica della manovra. Il suo piede sinistro tiene ancora premuta la frizione. Roberta chiede:
- Ma è fuso, quello?
- Cazzo ne so - dice Carlo.

da "Se avessi previsto tutto questo", pp. 71-75.

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