Il giornale on line con cui collaboro, "Diorama", ottiene una videointervista a Michele Placido, impegnato alla "Città della notte" di Villasmundo nel suo spettacolo teatrale "Concierto de alma". Il servizio è di Giorgio Nanì La Terra, mio il montaggio. Intervistato anche il direttore artistico del Teatro Cannata, Marcello Giordano Pellegrino. Da vedere, assolutamente!
In cerca d'amore nella Catania di fine millennio
(Edizioni Il Foglio)
"Un romanticismo temperato da un sense of humor crudele...
un giovane Werther metropolitano
sperduto in una Catania che tenta di rinascere" (La Repubblica)
Il blog del nuovo romanzo di Luca Raimondi
martedì 26 febbraio 2013
mercoledì 20 febbraio 2013
Quando i R.E.M. e i Radiohead suonarono a Catania nel 1995...
"Oggi.
È gennaio.
Siamo nel bel mezzo degli anni Novanta.
Le vacanze di Natale sono finite, ha ricevuto i regali che si aspettava e si è, come di consueto, annoiato a morte di fronte a quell’allegria posticcia.
Ha chiuso un anno memorabile: i diciotto anni, il diploma, la scelta dell’Università, i dubbi relativi al fatto di andarci, all’Università (ma suo padre, cresciuto a pane e Guccini, gli ripeteva che “un laureato conta più di un cantante”: che poi Carlo di cantare, del resto, non aveva voglia, semmai gli piaceva scrivere) e… che altro?
Quell’estate aveva partecipato al concerto dei R.E.M. allo stadio Cibali; la gente ancora ne parlava ma lui, quel concerto, l’aveva visto davvero da lontano, dalle ultime file. Michael Stipe e soci, peraltro, non lo avevano entusiasmato. Aveva preferito, come anche i suoi amici, il gruppo che aveva intrattenuto il pubblico prima del Grande Evento: Radiohead, si chiamavano, e avevano proposto una canzone, Creep, che per Carlo era diventato un chiodo fisso. Aveva comprato l’album in cui era contenuta e non gli era parso questo gran capolavoro. Quella canzone però…
Quella canzone, anche oggi, gli rimbomba nella testa. Magari i Radiohead saranno una meteora, uno di quei gruppi che sforna uno o due pezzi di successo e poi se ne torna nell’ombra. Chissà. Carlo deve spegnere la voce del cantante Thom Yorke che risuona nelle orecchie perché sono le sette del mattino e la matricola 232298 deve abbandonare il suo letto." (Da Se avessi previsto tutto questo, p. 9)
sabato 16 febbraio 2013
ROBERTO ALAJMO: "UN ROMANZO DI FORMAZIONE IMPASTATO DI UMORISMO MA SPEZIATO DI MALINCONIA"
Così Roberto Alajmo descrive il romanzo "Se avessi previsto tutto questo" nel risvolto di copertina:
"Carlo Piras, studente all’Università di Catania, vive i suoi diciotto anni incastonati nella metà degli anni ’90, in un Paese dove da pochi mesi è crollato il primo governo Berlusconi e tutto sembra finalmente andare per il verso giusto. Soprattutto in una città che sembra vivere la sua rinascita.
È qui che Carlo spera di trovare nuovi amici e – forse, magari - il grande amore. Attorno a lui il mondo si muove contromano, però. Le lezioni lo lasciano perplesso, le notti sembrano stordirlo e le ragazze sono enigmi che si muovono su gambe bellissime.
Il primo vero scacco coincide col mancato conseguimento della patente, ma è la cugina installata in casa a destabilizzare Carlo, che comincia a fare i conti col proprio passato di ragazzo e col futuro da uomo. L’insonnia morde, la solitudine divora. I tentativi di conquistare le ragazze di cui si innamora rivelano la sua inadeguatezza alla vita.
Luca Raimondi attinge all’autobiografia ma se ne distacca ironicamente, raccontando una generazione che pagava in lire e rimorchiava artigianalmente. Un romanzo di formazione impastato di umorismo ma speziato di malinconia.
Un’epopea quotidiana tardo-adolescenziale in cui l’amore e l’amicizia sono i valori da esaltare e (occasionalmente) tradire. La vita com’era meno di vent’anni fa, non troppo diversa da quella di oggi.
La vita, insomma."
Roberto Alajmo è nato a Palermo nel 1959 e a Palermo insiste a vivere. Fra i suoi libri: "Almanacco siciliano delle morti presunte" (edizioni della Battaglia, 1996) ; "Le scarpe di Polifemo" (Feltrinelli, 1998) ; "Notizia del disastro" (Garzanti, 2001), col quale ha vinto il premio Mondello. Con Mondadori nel 2003 ha pubblicato il romanzo "Cuore di Madre", finalista ai premi Strega e Campiello. Nel 2004 è uscito "Nuovo repertorio dei pazzi della città di Palermo" e nel 2005 il romanzo "È stato il figlio", finalista al premio Viareggio e vincitore del SuperVittorini e SuperComisso. Dal libro è stato tratto l'omonimo film con Toni Servillo diretto da Daniele Ciprì. Il suo ultimo romanzo, pubblicato da Mondadori nel 2008 si intitola "La mossa del matto affogato". Con Laterza, ha pubblicato i saggi: "Palermo è una cipolla" (2005); "1982 - Memorie di un giovane vecchio" (2007); "L'arte di Annacarsi - Un viaggio in Sicilia" (2010); "Tempo Niente" (2011); "Arriva la fine del mondo (e ancora non sai cosa mettere)" (2012). Per il teatro: "Repertorio dei pazzi della città di Palermo", "Centro divagazioni notturne" e il libretto dell'opera "Ellis Island", per le musiche di Giovanni Sollima.
I suoi libri sono tradotti in inglese, francese, tedesco, spagnolo, svedese e olandese.
Bambini degli anni '90
Ecco uno spot di Internet Explorer intitolato "Child of the 90s" ("Bambini degli anni '90"), che ripercorre la moda e i giochi di quegli anni. Video tratto daYoutube
IL ROMANZO IN POCHE PAROLE
Carlo Piras è un ragazzo
fortunato: è figlio unico, i suoi genitori sono dei tranquilli impiegati
statali e affronta l’Università di Filosofia da matricola fuori sede nel comfort di un
piccolo monovani di sua proprietà. Ha anche scritto un libro di cui pare poco
gli importi ma che un editore ha intenzione di pubblicare. Vive i suoi diciotto
anni nella metà degli anni ’90 e la città in cui ha deciso di studiare, Catania, vive la sua rinascita dopo anni
bui. Qui, il provinciale Carlo spera di trovare nuovi amici e magari il
primo vero grande amore. I primi giorni catanesi lo lasciano però perplesso, le
sue notti infinite sembrano più che altro stordirlo, i baroni accademici non lo vedono di buon occhio (si è diplomato all'Alberghiero!), gli amici sembrano smarriti nelle proprie
ossessioni e le ragazze hanno gli occhi perennemente
rivolti altrove.
L’insonnia prende il sopravvento, i tormenti, le
angosce, i dubbi si riversano come un ciclone nelle sue giornate. I suoi
tentativi di conquistare questa o quella ragazza di cui è di volta in volta
innamorato rivelano la sua inettitudine al vivere, la sua irresolutezza, la sua
incertezza. Poco a poco Carlo acquisisce la nozione del tempo
che passa, si risveglia da un coma profondo in cui sembra essere piombato fin
dalla nascita e decide di accelerare gli eventi, portarli a conclusioni certe
prima che sia troppo tardi, prima che qualcosa o qualcuno ne inquini gli esiti:
ne conseguono momenti esilaranti, gesti imbarazzanti, decisioni repentine e
avventate, conseguenze imprevedibili. Ce la farà Carlo a trovare il suo primo, vero, amore?
Pur avendo intinto il mio pennello nella mia autobiografia, me ne sono distaccato ironicamente (utilizzando una terza persona che
tuttavia mette sempre e soltanto a fuoco il personaggio di Carlo) e ho provato a dipingere l’affresco
dolceamaro di una generazione che pagava con le lire e non utilizzava ancora le
chat per rimorchiare, una generazione che guardava “Beverly Hills 90210”
soltanto per non pensare alla propria esistenza un po’ grama.
I fantasmi di quegli
adolescenti di fine millennio sono ancora tra noi ed evocarli per interrogarli
significa provare a capire un po’ meglio noi stessi e quello che siamo
diventati.
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