domenica 17 marzo 2013

UN FRAMMENTO DI VITA UNIVERSITARIA


Dopo meno di un’ora il prof interrompe la lezione e dice “ci vediamo la prossima volta” ed esce di gran carriera, come se avesse un appuntamento urgente con un editore, con la moglie, con l’amante, boh.
Carlo, semiassonnato, si alza, seguito a ruota da Codino e da Agata che gli sorride affabilmente. Una ragazza le arriva alle spalle, le copre gli occhi con le mani e, indovino indovinello, dice “chi sono?” e Agata spara quattro o cinque o sei nomi prima di azzeccare quello giusto. Cominciano a parlottare e si allontanano prima di pochi centimetri, poi di un metro, poi di una vita intera e infine si dirigono verso l’uscita alitandosi l’un l’altra discorsi e discorsetti e discorsini. Carlo e Codino si mettono pure in marcia, senza avere la
minima intenzione di seguire le orme delle due ragazze che, senza un saluto o un ultimo sorriso, scompaiono dietro una rampa di scale.
Un superficiale giro di vite: ecco la vita universitaria, su cui cominciano a scherzare Codino e Carlo, usando parole ed espressioni abusate, evitando toni sopra le righe, mantenendosi distaccati l’un l’altro; Codino si vede a occhio nudo che non è solito essere così passivo e freddo, chissà in quale giro di sballati trascorre le sue ore libere.
Si fermano davanti a una bacheca e scrutano i manifesti affissi nutrendo la speranza di scovare qualche bella iniziativa, qualche cosa d’interessante, qualche messaggio particolare, ma è solo pubblicità e poi c’è chi cerca stanze in affitto e chi offre stanze in affitto e chi cerca libri e chi rivende libri e niente cineforum o corsi di scrittura creativa o conferenze sul sesso. Codino dice che vorrebbe entrare in quel certo circolo di sinistra, ma non perché sia impegnato politicamente, anzi, quando vede in tivvù la faccia di un politico cambia subito canale; piuttosto, per cominciare ad avere una vita sociale, perché in verità sperava che in questo senso l’ambiente universitario fosse più stimolante.
- Guardati un po’ attorno - dice. - Che vedi? Ragazze e ragazzi che scendono e salgono le scale o che si infilano nella porticina della biblioteca laggiù o in quell’aula lassù. E nessuno guarda in faccia l’altro. E in questa dannata bacheca non ho mai visto segnalata una festa per matricole o cazzate del genere. Sai che dico? Mi manca la classe. Quella del liceo. Ogni volta che seguo una lezione di letteratura o storia sono attorniato da gente che non ho mai visto ed è un caso se incontro qualcuno di già incontrato, come te.
S’incamminano per la piazza. Il cielo è oscurato da nuvole che non promettono nulla di buono. A Carlo pulsa un nervo ottico, forse un colpo d’aria. Non si sente un dio, né un semidio, né un superuomo; si sente una merda che sta di merda. Tra un minuto mollerà Codino o come cavolo si chiama e volerà a casa. Codino dice che non intende più frequentare, che è tutto tempo perso, che conviene restare a casa a studiare, se si vuole concludere qualcosa. E che sì, forse in quello strano universo è possibile imbattersi in qualche interessante creatura di sesso femminile, ma non gli sembra che ci sia molto a disposizione. Lo dice come se avesse appena scrutato un catalogo.

da SE AVESSI PREVISTO TUTTO QUESTO, pp. 97-98.

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